Lasciamo stare il
commesso di Zara che si augurava di tornare “In Italia” dopo un
anno e mezzo passato a Olbia. Anche se avrei voluto dirgli, ma
proprio tanto, che mi facesse vedere le manette e i catenacci e il
suo numero di serie e chiedergli se quella storia della saponetta e
delle docce sia vera o una diceria da barzelletta. Anche se avrei
voluto dirgli, ma proprio tanto, che se dovesse andare via nessuno
sentirebbe la sua mancanza; dirgli che le due
persone che aspettavano in coda hanno sentito i suoi infelici
commenti nonostante all'ultimo si sia ricordato di
guardare a destra e a sinistra per sincerarsi che non ci fosse
qualcuno con i quattro mori tatuati sulla fronte. Ma, come ho
scritto, lasciamo stare.
Lasciamo stare perché lì
la mia attenzione si è spostata altrove, verso un uomo, romano,
anziano, in canottiera. Tiene un carrello e sta accanto alle casse
dove l'idiota italico batte il conto a due ragazze: sono le sue due
nipoti. “Ma ne ho altre due”, dice orgoglioso. “Sono le due
figlie di questa qua”, indica col dito una bella donna che gli si
avvicina: è la sua, di figlia. “Siete romani?” “Non si sente,
eh!” scherza lei. L'uomo deve aspettare e ha voglia di scherzare
come sanno fare solo gli anziani con i giovani, con un po' di quel bel
cinismo nei confronti dei giovani che... ancora ne devono
vedere di cose, che guardano la vita ancora con i primi occhi. Così si
rivolge al cassiere occhialuto e si lamenta con il sorriso: “Ma qui,
qui non avete magliette che vanno bene per me!”. “Come no,
signore? Certo che le abbiamo”. “Che vadano bene per me,
capisce!” dice l'anziano e fa vedere la sua canottiera bianca e rossa e la sua
silhouette rotonda rotonda rotonda su e fine fine fine giù: la
sindrome del passerotto non salva davvero nessuno di sesso maschile
(di quella femminile vi dirò un'altra volta, c'entrano comunque gli
animali). “Ne guardavo una appesa: c'era scritto “morte”, fa
formando una striscia che percorre la sua maglia da sinistra a
destra. “In un'altra, invece, c'era un teschio. Lei capisce, io
sono quasi arrivato al traguardo, una maglia così non la posso
proprio mettere!”. Ha ottant'anni ma ne dimostra meno. “Ma che
dice, ha ancora tanto tempo... trent'anni?”, lo rassicura il
commesso idiota. “Trent'anni?!?!” scandisce il vecchio allargando le
braccia “Ma che ce faccio!?”. Ride lui e ridono tutti: le nipoti
che pagano il conto, la figlia, l'idiota italico, io e mia madre.
Così penso che in uno
spazio così piccolo com'è il reparto di un negozio di
abbigliamento, si può incontrare un minuto prima una persona che ti
fa saltare i nervi per stupidità e piattezza e un minuto dopo una che ti fa
sorridere per intelligenza, spirito, capacità di prendere in giro e
prendersi in giro.
Per oggi: anziani 1 –
giovani 0
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