mercoledì 12 gennaio 2011

Il mio post pubblicato su Vogue Italia di gennaio!


Devo farlo! Non posso tenere per me che un mio piccolo articolo è stato pubblicato sulla rivista di moda più prestigiosa al mondo, proprio non posso, scusatemi! Quindi, eccolo di seguito. Si tratta di uno dei 22 post sul tema "perché in Italia ci sono più veline che modelle" che hanno trovato spazio sulle pagine di Vogue Italia. Buona lettura!

(Vogue Italia, gennaio 2011, pag. 124)
Veline vs modelle
Il tema è di grande attualità. Ecco i migliori post dei lettori del sito Vogue.it, selezionati dal direttore e sottoposti al giudizio della redazione. Testi che raccontano le molte contraddizioni dell'Italia contemporanea.


La velina è un passaggio obbligato per tutte le professioni che hanno a che vedere con l'immagine. In questo paese funziona così. Vuoi fare la presentatrice televisiva? Fa' la velina. Vuoi diventare un'attrice? Fa' la velina. Vuoi cantare? Idem. Da qualche tempo, ormai, ballare sul bancone di “Striscia” è diventato come il nero: sta bene su tutto; una sorta di “via d'accesso preferenziale” per il mondo dello spettacolo; senza fare la fila, senza quella “gavetta” di cui tanto si parla ma che, troppo poco spesso, si fa davvero. Bisogna arrivare, in ogni modo, e prima delle altre. Così, quando si ha un bel faccino e tanta voglia di farsi notare, la tentazione di barattare il proprio corpo in cambio di quel pizzico di notorietà in più diventa davvero troppo forte. Fare la modella è tutta un'altra storia: è un mestiere, uno come tanti che si può scegliere di fare nella vita; né più, né meno. E, come per ogni mestiere, ci sono persone tagliate per farlo e altre che, invece, non lo sono. Fare la velina è certamente più “democratico”: in fin dei conti, di ragazze con un bel fondoschiena e uno stacco di coscia da far invidia ce ne sono tante. Nel caso di una modella avere un (bel) corpo non basta. È necessario che abbia un corpo che comunichi, una faccia che dica qualcosa dell'abito che indossa. La modella, nel momento in cui la si vede sfilare in passerella, è come se, con le sue movenze, desse voce allo stilista e spiegasse al pubblico: “ecco, questo è quello che avevo in mente quando l'ho creato: non un pezzo di stoffa ben cucito, ma un modo di essere”. Un modo di essere che “quel” corpo solamente è in grado di rendere leggibile, di tradurre per gli occhi di chi osserva; una sorta di magia che non capita per caso ma è il risultato di tempo, impegno, dedizione e quel quid che ti rende diversa da tutte le altre. A cominciare dalle veline, appunto.

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