È
sabato pomeriggio e una ragazza entra in un negozio di intimo.
Sulla trentina, forse trentadue, trentatré anni, lentigginosa,
piacevolmente paffuta; di quelle che stanno simpatiche a pelle perché sembrano distese, con lo sguardo morbido, non
diffidente o tirato dai nervi come quello di chi è convinto che le
calorie siano un virus che si contrae per via aerea.
Si rivolge a una
commessa: chiede un body. Un incrocio tra Amy Winehouse e un pitbull
tatuato le risponde: “Lo vuoi sexy?”. E lei, timida, minuscola in
quella moltitudine di chiome che si muovono veloci e rapaci, si
guarda intorno e dice: “Sì” ma in quel vociare si vedono solo i
suoi capelli a caschetto, di un castano miele, ondeggiare in su e in
giù per un momento. Poi si fermano su un microbo pezzo di pizzo che
da nero sul décolleté diventa tutto beige-carne, trasparente fino
all'interno coscia. Lo gira: è un tanga. “Chissà cosa dirà lui!”,
glielo si legge in quegli occhi che si sono fatti maliziosi, in quel viso
paffuto e ora più colorato sulle guance, lo stesso che un momento
prima aveva tutta la mia simpatia e adesso detesto.
Mi chiedo perché
abbiamo voluto questa diamine di emancipazione. Per dimostrare di
poter lavorare come un uomo, pensare come un uomo, fare sesso come un
uomo, direte voi. Bene, allora perché quando dobbiamo portarcene a
letto uno ci agghindiamo della serie “Io Tarzano, tu Jane”? Mica
siamo nella giungla. Mica siamo delle prede. Mica l'uomo è
cacciatore per davvero. Altrimenti che lo dimostri e prima dei
preliminari ci porti due gazzelle e un bufalo da mangiare per cena. E
non pensiate che mi beva quella boiata che sciorinate ogni volta vi
dobbiate difendere a proposito del compiacimento verso gli uomini:
che lo fate per voi, che così vi sentite belle, che vi sentite bene
e a vostro agio perché sarebbe come dire che con un filo da pesca
che vi sfrega tra le natiche siete così serene e pacifiche!
Probabilmente a credervi sulla
parola sono gli stupidi ometti di cui vi circondate, quegli ominidi
che anche solo a supporre la parola “supposta” vi guardano con
occhi di fuoco, come un eroe epico che preferisce morire con onore
piuttosto che... far entrare nel suo buco dorato anche solo uno
spillo; gli stessi eroi omerici che quando mettono le infradito si
sentono violati in quella parte del corpo santa e mai profanata che è
l'incavo tra l'alluce e l'indice. Volete davvero mettervi alla
stregua di questa razza di bovino?
Siete belle, donne. Siete belle
così. Siete attraenti, affascinanti, intelligenti, ironiche,
interessanti, senza che dobbiate sembrare un'altra: una bomba sexy,
wonder woman o qualcosa di simile. Amatevi e pretendete di essere
amate, così.
Pretendete un uomo che si innamori
follemente delle vostre idee e del vostro
fervore; pretendete un uomo che sia affascinato dal vostro coraggio
quando parlate a viso aperto; che vi rispetti come donna e come
individuo; che adori la vostra risata quando scoppia all'improvviso;
un uomo che sappia farvi ridere come nessuno, piangere come nessuno,
arrabbiare come nessuno; pretendete un uomo che sia appassionato alle
vostre curve ma anche ai vostri piedi, alla linea delle vostre
braccia, alle vostre mani; un uomo che intuisca il vostro umore a una
sola occhiata e riconosca la vostra camminata tra mille altre; un
uomo che non voglia cambiarvi e vedervi "un po' più di quello e meno
di quell'altro";
pretendete un uomo che ami vedervi
libere;
pretendete un uomo che voglia vedervi, voi.
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