Silvia Orlandi ha trovato il suo Eden. Proprio sotto il viadotto all'Indiano, tra i gelsi, i pioppi, gli alberi da frutto e i recinti dei suoi San Bernardo, quattro batuffoli 90 chili di cui riconosce ogni abbaio, ogni espressione, ogni carattere. Sono ormai dieci anni che Silvia dedica la sua vita – “senza che ci siano sabati né domeniche” – all'Allevamento Di Villa Vogel, non molto lontano dal grande parco dell'Isolotto; un'attività che ha ideato da sola e realizzato con le sue mani.
Del suo piccolo angolo di paradiso che porta l'affisso dell'Enci (l'Ente Nazionale della Cinofilia Italiana) lei ha creato tutto: ha piantato gli alberi, costruito i recinti e anche la piccola vasca che ospita le sue tartarughe. Il che può suonare quasi bizzarro: le donne e i lavori pratici spesso non vanno molto d'accordo.
Ma lei non è una donna qualunque: è la dimostrazione vivente che la parità dei sessi esiste davvero, che le mani femminili possono fare anche quei classici lavori etichettati come “da uomini”. Il muratore per esempio, un mestiere che lei ha fatto con passione e dedizione per 13 anni quando viveva sulle Dolomiti, e il becchino precario nel cimitero di Campi Bisenzio; un lavoro che a lei piace molto e continuerebbe a fare se arrivasse un contratto a tempo indeterminato. Anche perché le consente di passare molto del suo tempo libero con i suoi giganteschi cani.
Il suo è stato il classico colpo di fulmine, capitato per puro caso 15 anni fa. Avrebbe dovuto prendere un Alano che aveva visto in uno pseudo-allevamento “quando sono andata a comprarlo però mi hanno detto che era già stato venduto. Erano più di 25 anni che desideravo avere un cane così ho scelto tra quelli che c'erano, un Terranova e un San Bernardo”, ricorda. E lì, non ha avuto dubbi. “Dei San Bernardo mi hanno colpito subito gli occhi, dal volto quasi umano, e lo splendido carattere: sono cani equilibrati, non invadenti né aggressivi, ma degli ottimi cani da guardia”, spiega.
A distanza di dieci anni nulla è cambiato. Una volta finito il turno di lavoro corre da loro, “i miei figli!”, commenta sorridente. E infatti quando ne parla con gli occhi innamorati di una mamma è come se stesse parlando di persone, ognuna diversa e per questo unica: Carmen, la più “burbera” del gruppo, canna nasale corta e muso quadrato, Estella, una vera e propria forza della natura, bellissima e imponente, e poi Brenda l'inseparabile compagna di Xenia, uno splendido esemplare destinato a diventare campione italiano se non fosse stato per quell'attacco epilettico che l'ha colpita alcuni mesi fa e le ha compromesso le funzioni neurologiche.
Silvia non se l'è sentita di abbatterla. “Non sarebbe giusto ucciderla solo perché non può più fare ciò per cui l'ho comprata”, commenta. Per questo la accudisce, le dà da mangiare e la coccola come fa con gli altri cani anzi, forse anche di più. “Non si fa forse così quando il proprio figlio è malato?”, commenta.
È mentre pronuncia queste frasi che si inizia a capire come per lei l'allevamento sia più di un lavoro o di una semplice passione. Una sensazione che cresce quando le si chiede dei costi di gestione del suo terreno in via Santa Maria a Cintoia. “Sono altissimi: tra le spese per gli antiparassitari, i vaccini e il cibo (dagli 800 grammi al chilo e mezzo di crocchette al giorno per esemplare) non ci si guadagna di certo, se si considera poi il San Bernardo ha una vita abbastanza breve (7 anni, in media) e fa una sola cucciolata all'anno”, spiega. La verità è che ai suoi cani, ad Alba in particolare, Silvia deve la vita.
È stata lei, con i suoi guaiti, a convincerla a non gettarsi nel vuoto, a darle una ragione per cui continuare a vivere. Un dono prezioso che la giovane allevatrice cerca di restituire ogni giorno ai suoi cani, dedicando ogni suo pensiero al loro benessere. “Questa è la cosa più importante per me e quella a cui il futuro padrone dovrebbe badare; prima di acquistare un cane è fondamentale sceglierne la razza che meglio si adatta alle nostre esigenze: se siete iperattivi, ad esempio, il San Bernardo non fa proprio per voi!”.
Prima regola, dunque, la salute del cane. La seconda? “Non risparmiare nel cibo – meglio il mangime secco – soprattutto quando si ha un cucciolo”. Terza, l'educazione. “Non far fare al “batuffolino” ciò che non vorrete venga fatto dal cucciolone di 90 chili! Il cane ha bisogno di regole, del loro capobranco; per questo i miei San Bernardo mi danno ascolto: io sono il loro Alfa”.
Del suo piccolo angolo di paradiso che porta l'affisso dell'Enci (l'Ente Nazionale della Cinofilia Italiana) lei ha creato tutto: ha piantato gli alberi, costruito i recinti e anche la piccola vasca che ospita le sue tartarughe. Il che può suonare quasi bizzarro: le donne e i lavori pratici spesso non vanno molto d'accordo.
Ma lei non è una donna qualunque: è la dimostrazione vivente che la parità dei sessi esiste davvero, che le mani femminili possono fare anche quei classici lavori etichettati come “da uomini”. Il muratore per esempio, un mestiere che lei ha fatto con passione e dedizione per 13 anni quando viveva sulle Dolomiti, e il becchino precario nel cimitero di Campi Bisenzio; un lavoro che a lei piace molto e continuerebbe a fare se arrivasse un contratto a tempo indeterminato. Anche perché le consente di passare molto del suo tempo libero con i suoi giganteschi cani.
Il suo è stato il classico colpo di fulmine, capitato per puro caso 15 anni fa. Avrebbe dovuto prendere un Alano che aveva visto in uno pseudo-allevamento “quando sono andata a comprarlo però mi hanno detto che era già stato venduto. Erano più di 25 anni che desideravo avere un cane così ho scelto tra quelli che c'erano, un Terranova e un San Bernardo”, ricorda. E lì, non ha avuto dubbi. “Dei San Bernardo mi hanno colpito subito gli occhi, dal volto quasi umano, e lo splendido carattere: sono cani equilibrati, non invadenti né aggressivi, ma degli ottimi cani da guardia”, spiega.
A distanza di dieci anni nulla è cambiato. Una volta finito il turno di lavoro corre da loro, “i miei figli!”, commenta sorridente. E infatti quando ne parla con gli occhi innamorati di una mamma è come se stesse parlando di persone, ognuna diversa e per questo unica: Carmen, la più “burbera” del gruppo, canna nasale corta e muso quadrato, Estella, una vera e propria forza della natura, bellissima e imponente, e poi Brenda l'inseparabile compagna di Xenia, uno splendido esemplare destinato a diventare campione italiano se non fosse stato per quell'attacco epilettico che l'ha colpita alcuni mesi fa e le ha compromesso le funzioni neurologiche.
Silvia non se l'è sentita di abbatterla. “Non sarebbe giusto ucciderla solo perché non può più fare ciò per cui l'ho comprata”, commenta. Per questo la accudisce, le dà da mangiare e la coccola come fa con gli altri cani anzi, forse anche di più. “Non si fa forse così quando il proprio figlio è malato?”, commenta.
È mentre pronuncia queste frasi che si inizia a capire come per lei l'allevamento sia più di un lavoro o di una semplice passione. Una sensazione che cresce quando le si chiede dei costi di gestione del suo terreno in via Santa Maria a Cintoia. “Sono altissimi: tra le spese per gli antiparassitari, i vaccini e il cibo (dagli 800 grammi al chilo e mezzo di crocchette al giorno per esemplare) non ci si guadagna di certo, se si considera poi il San Bernardo ha una vita abbastanza breve (7 anni, in media) e fa una sola cucciolata all'anno”, spiega. La verità è che ai suoi cani, ad Alba in particolare, Silvia deve la vita.
È stata lei, con i suoi guaiti, a convincerla a non gettarsi nel vuoto, a darle una ragione per cui continuare a vivere. Un dono prezioso che la giovane allevatrice cerca di restituire ogni giorno ai suoi cani, dedicando ogni suo pensiero al loro benessere. “Questa è la cosa più importante per me e quella a cui il futuro padrone dovrebbe badare; prima di acquistare un cane è fondamentale sceglierne la razza che meglio si adatta alle nostre esigenze: se siete iperattivi, ad esempio, il San Bernardo non fa proprio per voi!”.
Prima regola, dunque, la salute del cane. La seconda? “Non risparmiare nel cibo – meglio il mangime secco – soprattutto quando si ha un cucciolo”. Terza, l'educazione. “Non far fare al “batuffolino” ciò che non vorrete venga fatto dal cucciolone di 90 chili! Il cane ha bisogno di regole, del loro capobranco; per questo i miei San Bernardo mi danno ascolto: io sono il loro Alfa”.
(pubblicato su Il Nuovo Corriere di Firenze del 16 aprile 2011)
(le foto apparse in questo post appartengono a Silvia Orlandi)
(le foto apparse in questo post appartengono a Silvia Orlandi)
Salve, mi chiamo Simone, volevo sapere se avevate una cucciolata di San Bernardi?
RispondiEliminaNell'attesa di una vostra gentile risposta, le auguro una buona giornata.
Simone