martedì 6 luglio 2010

Tre, due, uno: saldi!


Per milioni di donne italiane la fine della prima settimana di luglio significa soprattutto una cosa, anzi tre: saldi, saldi e ancora saldi. Un appuntamento che le shopper in gonnella attendono con ansia da mesi e a cui arrivano belle allenate dopo un training di settimane, quasi debbano competere per una maratona. E, in effetti, i numeri ci sono tutti: 4,7 sono chilometri percorsi in circa due ore e mezzo di cammino con un dispendio di circa 385 calorie (almeno questo è quanto emerge da uno studio pubblicato diversi mesi fa sul Daily Mail). In palio però c'è ben altro che una medaglia d'oro: scarpe, abiti, accessori, borse che abbiamo adocchiato nel corso di svariati appostamenti tra le vetrine dei negozi in attesa di quei magici numerini accostati a un segno meno.
Le donne armate di carta di credito le si nota subito: dal look da “battaglia” – scarpe da ginnastica, coda da cavallo e tenuta comoda per ottimizzare i tempi del cambio d'abito – e dal fatto che spesso appaiono “in branco”, in gruppi di due o tre amiche. Quasi un'organizzazione d'intelligence, una strategia d'attacco pianificata nei minimi dettagli con incessanti giri di telefonate e di sms. Ma cosa c'è dietro lo shopping per una donna? È sono la smania di accumulare cose? Io credo sia più che altro un modo per scaricarsi, rilassarsi e distrarsi da una giornata dai toni grigi; dopo una delusione d'amore o un litigio in ufficio non c'è niente di meglio che uscire di casa e spendere fino all'ultimo centesimo! Anche se, a dire il vero, per molte di noi “comuni mortali”, l'incanto finisce quasi subito. Sorpassata la coda chilometrica di donne in attesa fuori dai camerini e chiusa la tenda, ecco che arriva un momento critico, il confronto faccia a faccia con il nostro più grande nemico: lo specchio. Perché è in quel momento che quell'abitino o quel jeans che ci piace tanto – proprio quello che indossato dal manichino sembrava uscire da un atelier d'alta moda – su di noi sembrerà uno straccetto. Sempre che riesca ed entrarci, ovviamente! Non c'è nulla di peggio che constatare come, neanche dopo una seduta di stretching improvvisata nel camerino, i pantaloni taglia 44 a cui ci siamo arrese, non ci vanno più perché quella maledetta lampo non si decide a salire. Ma è a quel punto – quando la nostra autostima è scesa ai minimi storici e ci malediciamo per la fetta di torta che ci siamo concesse la sera prima – che il nostro fan club di amiche o qualche commessa impietosita ci vengono in soccorso con frasi che ci riscaldano il cuore e rassicurano la nostra dieta a singhiozzo.
Quando, invece, della scorta di amiche ci troviamo a fare spese con il nostro lui, è un disastro. Avete mai notato i gruppi di uomini fuori dai negozi che fumano nervosamente mentre reggono buste e pacchetti? Ecco, sono proprio loro: i maschietti che aspettano le loro fidanzate. Solo pochi sono i temerari che accompagnano la propria lei nella “tana del lupo” e che magari si espongono in consigli o giudizi perché sanno che la risposta sbagliata al nostro “come sto?” gliela rinfacceremo per almeno due settimane, come minimo. Certo, ci sono anche le eccezioni, uomini che scortano le proprie fidanzate appena fuori il camerino. Ma questo avviene solo in alcuni casi, ad esempio quando alle comuni mortali con un po' di cellulite e qualche rotondità in più si sostituiscono le “donne-manichino”, quelle che qualunque cosa indossino sembra le sia stato cucito addosso. E allora ti convinci che: primo, non mangiano; secondo, passano la giornata tra palestra e massaggi; terzo: che prima di uscire sono passate dal chirurgo plastico; quarto, quando proprio non sappiamo più che pesci pigliare, che in fin dei conti, non sono felici! Un po' come quando vediamo le modelle, veneri perfette, e ci chiediamo perché mai le stiliste – donne come noi – possano farci un simile affronto: sfoggiare in passerella abiti da capogiro che, diciamolo francamente, poche possono permettersi di indossare senza assomigliare a un insaccato! E, invece, ci dimentichiamo di chi, dietro stoffe e punti di cucito, ha creato un nuovo modo di essere donna, aiutandoci a cambiare la storia femminile. “Se una donna è malvestita si nota l'abito, se è impeccabile si nota la donna” diceva la Coco Chanel che ai primi del '900 scandalizzò le donne Belle Époque – soffocate da bustini strettissimi e sprofondate tra tulle, pizzi e merletti – indossando pantaloni e giacche dal taglio maschile. Fu così che la giovane poseuse del Moulin Rotonde di Deauville (la cantante che si esibiva nelle pause dello spettacolo) cambiò il modo di concepire l'eleganza e la femminilità, scosse le coscienze di milioni di donne proponendo per prima un nuovo modo di intendere l'abito: pratico, semplice, di costo contenuto, ma sempre elegante. Ed, insieme, un modello di donna lineare e sfrontata, dal piglio mascolino e i capelli cortissimi “alla garçonne”, a dimostrazione che una donna che per essere chic non ha bisogno di organza e merletti ma di un semplice tubino nero o di un tailleur in jersey. Una donna libera, indipendente, all'avanguardia, che sa vestire con stile ma senza seguire per forza le mode del momento, che attraverso ciò che indossa riesce a parlare di sé, ad inventarsi un modo di essere, diversa e insostituibile, senza mai pentirsi di nulla, “tranne di ciò che non si è fatto”. Buon shopping a tutte!

1 commento:

  1. è proprio vero, lo shopping aiuta, dopo una giornata triste o faticosa le ultime energie riesci sempre a spenderle per un po di shopping!!!Chissà come mai...

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