giovedì 8 luglio 2010

Digressioni sul mare


Fluttuante su una conchiglia lungo la superficie del mare appena increspata dalle onde. Sospinta e riscaldata dal tiepido Zefiro mentre una delle Ore, la Primavera, le porge un manto ricamato per proteggerne, appena nata, il corpo di giovane donna. Lunghi capelli color dell'oro, pelle d'avorio, un viso candido e delicato sottolineato da tenui pennellate di porpora a disegnarle le guance, curve sinuose, slanciate e armoniose. Il Botticelli è così che la rappresenta in uno dei suoi dipinti più famosi, la dea nata dalla spuma del mare di Cipro, Venere, colei che ha dato il significato a una parola semplice ed eterna: bellezza. La bellezza racchiusa in un corpo femminile che prende vita dal mare, si nutre delle sue onde, respira le sue brezze, ne affronta le tempeste per poi riemergere splendente e pura come un bocciolo di rosa bagnato dalla rugiada. Una leggenda, un mito che evoca più di ogni altro il profondo legame tra la donna e il mare, un nodo a filo doppio che da qualche parte si cela ancora oggi. Magari è ben nascosto, soffocato sotto litri di creme solari, i ridottissimi bikini, le passeggiate drenanti nel bagnasciuga, il sudoku e le “sedute” di nuoto sincronizzato per rassodare l'interno coscia. È il lamento di coloro che – in un passato ormai troppo lontano da ricordare – hanno aspettato invano i propri mariti dalle banchine dei porti; è la sete di conoscenza, la voglia di vedere il mondo con i propri occhi che ha spinto candide donzelle a prendere il largo infagottate in abiti da uomo, per dimostrare di non essere portatrici di sventure; è la fiducia, che nel 1926 spinse una ragazza ventenne, Gertrude Ederne, ad attraversare a nuoto il Canale della Manica ed insieme a vincere una piccola battaglia contro una morale ancora fortemente maschilista. Non semplicemente la cartolina delle nostre vacanze estive, un luogo nel quale piantare l'ombrellone e provare lo sci d'acqua, ma un vecchio amico che è sempre lì ad aspettarci, pronto ad ascoltare senza giudicare. Sono migliaia le donne che lo descrivono così, il loro rapporto con il mare attraverso le pagine dei loro siti web, dei blog, dei gruppi su Facebook: un confidente a cui raccontare quanto facciano un lavoro che non gli piace ma che non hanno il coraggio di cambiare, quanto vorrebbero innamorarsi o di quanto non avrebbero mai voluto farlo. Lì, con i piedi sprofondati sotto i granelli di sabbia e le mani bagnate con la spuma che arriva dalla risacca, è come se le donne parlassero con qualcuno che le conosce alla perfezione. È uno specchio che, con lo scorrere delle stagioni, riflette anche i nostri stati d'animo, le nostre emozioni: quando siamo arrabbiate e sembra di avercelo dentro un mare in tempesta, furioso e grigio che non sappiamo dove ci condurrà; quando siamo malinconiche e allora lo guardiamo come se ci potesse portare lontano, via dalle nostre vite imperfette, per ricominciare tutto da capo; quando vogliamo pensare e passiamo ore e ore di fronte a quella distesa azzurra, in attesa di risposte; quando siamo felici e l'orizzonte di fronte a noi appare limpido e calmo, come il mare in estate, carico di risate, allegria e voglia di chiudere tutto in valigia, almeno per un po'. C'è chi questi “effetti benefici” li riconduce alla scienza e spiega che la sensazione di buonumore deriva dall'aumento della produzione di serotonina – l'ormone “della felicità” – e che siano i suoi colori verde-azzurri a trasmetterci calma e tranquillità. Certamente è così, eppure mi piace pensare che la ragione di tutto stia in quelle increspature dell'acqua e in quelle conchiglie che in un tempo mitico generarono Venere e da cui ancora oggi è possibile sentire il rumore del mare.

1 commento:

  1. come si fa a vivere senza il mare...quale modo migliore per rilassarsi e riordinare le idee.Anche se d'inverno sembra e grigio e arrabbiato riesce sempre a metterti tranquillità! MARE STO ARRIVANDOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

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