giovedì 16 giugno 2011

Pitti - giorno 2: Ce l'ho. Mi manca

Vedi i “pittini” dirigersi verso le mura della Fortezza e pensi che non gli manchi proprio nulla: sono belli, magri e pure tecnologici; in una mano tengono l'Iphone e nell'altra l'Ipad.

Osservi i pittini, ci vivi in mezzo per sei ore al giorno e scopri che di cose gliene mancano parecchie: le penne, per prima cosa. Me ne hanno rubato tre oggi (con eleganza, sia chiaro); senza contare una matita che non so dove sia finita (ma ho qualche sospetto). Chissà, forse per la primavera-estate 2013 ci sarà il ritorno della biro: “biro per sognare, per viaggiare, per immaginare scenari di vita alternativa” perché per i pittini con una biro non si può semplicemente scrivere: non è chic. Per ora, però, bic e compagne sono out anzi direi vintage, pezzi di antiquariato. Per questo, mentre sei lì che scrivi sul tuo taccuino, i pittini ti scrutano come si fa quando si guardano quei documentari che ricostruiscono la vita nelle caverne: increduli; a fatica riescono a realizzare come esistesse una vita prima dello smartphone.

Parlano “milanglese”, uno strano ibrido di italiano settentrionale – dove le r si moltiplicano le e spalancano la bocca – mixato con un fitto intreccio di parole prese dal dizionario anglosassone: brand, target, knowhow, bag, concept, total look, per non parlare dei colori – pink, sand, sunset (guai a dire rosa, sabbia e giallo-arancio) – e dei composti in -wear: underwear, beachwear, knitwear, ecc ecc. (rigorosamente pronunciato all'inglese). Ecco, un'altra cosa che manca ai pittini: la consapevolezza di avere una lingua madre talmente bella e ricca di sinonimi con una traduzione adatta per ogni termine made in London (o quasi).

Tra le migliaia di persone di ogni stregua e gusto che hanno calpestato la ghiaia rovente in questo secondo giorno alla Fortezza, solo una aveva un bimbo tra le braccia. I pittini si prendono troppo sul serio e i più piccoli se la danno a gambe (quando hanno già imparato a camminare). Certo, tra qualche settimana ci sarà spazio anche per i bambini più fashion del momento, direte voi. Perché quelli che sfilano pensate davvero siano bambini? O, piuttosto adulti in versione “micro”? Sarà, ma a me fanno impressione. Ho due nipoti che tra calcare una passerella e sbucciarsi le ginocchia a furia di giocare a calcio sull'asfalto so cosa sceglierebbero. Forse il terzo, che è troppo piccolo per saper parlare, potrebbero indurlo a gattonare con classe in cambio di una doppia poppata. Ma dovrei chiederglielo per averne conferma.




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