giovedì 12 agosto 2010

Aprendo il vaso di Pandora

Che tra un mese compirò 27 anni me ne sono resa conto tutto d'un colpo; mentre facevo le pulizie e mi sono imbattuta nella scatola che, ormai da anni, tengo sotto il letto. L'ho vista, spostata, sollevata centinaia di volte, eppure solo ieri mi è venuto in mente che da un sacco di tempo non le davo un'occhiata. Così, l'ho aperta. Mi sono seduta sul letto con la radio che trasmetteva successi anni 80' e ho sollevato il coperchio: c'erano decine di fotografie, biglietti del cinema e del treno, fogli di carta; addirittura, una bustina accartocciata ancora sporca di cioccolato. Il mio passato – dieci, quindici anni della mia vita – erano lì, davanti ai miei occhi: il gruppo di amiche del liceo immortalate prima dell'ora di educazione fisica, i pomeriggi passati al mare durante le vacanze di Natale, la stanza di Bologna al mio primo anno di università, le cene organizzate a Firenze. E i miei nipotini, quando li prendevo in braccio, allora poco più che neonati. 27 anni mi son ripetuta, scandendo bene le cifre. Una montagna di ricordi mi è piombata addosso tutta insieme, tanto da esserne quasi sopraffatta; malinconia credo ma, soprattutto, la netta sensazione di non essere più la stessa persona che vedevo ritratta in quelle vecchie foto. Mi guardo allo specchio e vedo le prime “zampe di gallina” a sottolineare uno sguardo decisamente meno spensierato di prima. È il tempo che ti si stampa in faccia, anche se non vuoi, e ti ricorda costantemente chi eri e chi sei diventato. Anna Magnani, alla truccatrice che la preparava per il set, diceva sempre “lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una: ci ho messo una vita a farmele”. È una delle frasi più coraggiose che abbia mai sentito. Detta da una donna, poi, lo è ancora di più. Noi che basta un piccolo segno sul viso per sentirci subito perse, chissà poi perché. Siamo convinte che con una pelle da ventenne ci sentiremmo meglio, più sicure di noi stesse; con il risultato che, la maggior parte delle volte, non cambia proprio nulla. Siamo talmente preoccupate di apparire più giovani da non capire che, in fin dei conti, quelle piccole rughe non ci tolgono nulla, anzi, ci danno una certezza impagabile: non saremo mai uguali a nessuno.
Cambiare è normale. Non solo, è fisiologico. E poi, chi lo dice che non si cambi in meglio? Eppure, spesso rimpiangiamo il passato: io per prima. Come se tutto ciò che è stato sia sempre migliore di ciò che è, come se i ricordi avessero il potere di far svanire gran parte delle sofferenze, dei malumori, delle giornate storte. O, forse, siamo noi che facciamo di tutto per farle sparire. Ma non c'è verso: per quanto ci sforziamo, riaffiorano; a volte sono flash, altre, rughe. E, per quanto ci si possa affannare, non vanno via. Vi siete mai chiesti come mai le belle donne “rifatte” che si vedono in televisione non sono credibili? Forse è perché c'è una sorta di scollamento tra ciò che appaiono e quello che i loro occhi tradiscono: i problemi, le esperienze; semplicemente, la vita. Almeno, io sono convinta sia così. A correre ai ripari con qualche iniezione di botulino, non ci vuole nulla. Accettare il cambiamento, quello sì che è difficile. Però, io ci voglio almeno provare.

2 commenti:

  1. ma si alla fine più si invecchia e più si diventa belle, altrochè barbie rifatte, la natura fa il suo corso e cerca di farci migliori e più belle!Io ogni volta che apro il vaso di pandora,penso a come ero, ma poi lo richiudo con un sorriso!bacio

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  2. Grazie Silvia... Ancora una volta hai toccato le corde più profonde del mio cuore, hai descritto alla perfezione i pensieri e le sensazioni che mi attraversano... Sarà che stiamo attraversando la stessa fase della vita e proviamo, quindi, le stesse malinconie, sarà che abbiamo vissuto bombardate dalle stesse immagini di donne "perfette" contro cui ci troviamo a lottare coraggiosamente... Sarà...

    Michela

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