sabato 16 luglio 2011

L'armonia del cosmo in un tocco d'inchiostro



La galleria virtuale di Paola Billi è come un iceberg. Quella che emerge in superficie non è che una piccolissima parte. Il resto bisogna volerlo scoprire. E, per farlo, per vedere in profondità, servono delle capienti bombole d'ossigeno, perché si resta letteralmente senza fiato. Dietro l'inchiostro nero dei caratteri cinesi e le impronte rosse dei sigilli esposti sul suo sito internet (www.paolabilli.it), infatti, si nasconde un intero universo fatto di concetti cosmici ed estetici propri della filosofia buddhista e daoista.

“Niente a che fare con la “bella grafia”, come noi occidentali siamo spesso portati a considerarla: la calligrafia è una vera e propria arte. Anzi l'Arte, con la a maiuscola, la più antica e raffinata forma di espressione nata oltre duemila anni fa negli studi dei letterati cinesi” spiega l'artista. Già, perché prima che una gallerista, Paola Billi è un'artista e una maestra di calligrafia di fama internazionale; l'unica occidentale, insieme al collega Nicola Piccioli, ad essere stata invitata all'International Calligraphy Exchange Exhibition di Pechino, la performance che ha aperto i Giochi Olimpici del 2008. 

E dire che questa strada l'ha incontrata per caso, quando il destino ha bussato alla sua porta non per una, ma per ben due volte. “Ero nel bel mezzo di un matrimonio buddhista quando vidi per la prima volta un'esibizione di calligrafia: mi bastò osservare i movimenti di quel monaco giapponese per chiedermi che cosa avessi fatto fino a quel momento. Ero pronta a partire, a lasciare la mia città, Firenze, per volare a New York e inseguire il mio nuovo sogno quando ho incontrato un maestro nipponico che mi ha insegnato tutto e poi un altro che, dopo dieci anni di studio, mi ha detto: ora sei pronta per insegnare agli altri ciò che sai”, racconta Paola tra un mare di ricordi. 

È così che, insieme a Nicola Piccioli, nel 2001 inaugura a Firenze, la città che le ha mostrato la via, l'associazione culturale FeiMo – letteralmente “inchiostro dell'eleganza intellettuale” – e con essa la Contemporary Calligraphy School. “Il nostro obiettivo come maestri è far conoscere il significato più profondo dell'arte calligrafica e, insieme, insegnare ai nostri allievi le sue difficili tecniche” spiega Paola. E la strada è lunga – almeno 5 anni di base e altri 6 di specializzazione – quanto serve per riuscire a utilizzare al meglio i “quattro tesori dello studio del letterato”, “gli strumenti attraverso i quali i sentimenti e le energie interiori si trasformano in segni – continua l'artista: il pennello che, come la corda di un violino, regista ogni vibrazione dell'anima; la carta, ovvero lo spazio vitale del calligrafo; la pietra, nella quale la polvere d'inchiostro incontra l'acqua; e l'inchiostro nero che, insieme al bianco della carta, diventa simbolo di perfezione e moderazione”. 

Un'arte prima di tutto spirituale, insomma, che si fonda sulla continua tensione verso l'armonia, vera parola chiave per Paola che della sua ricerca ha fatto un proprio oggetto di studio in un progetto, il Femaleproject, diventato successivamente anche una galleria virtuale. “Dopo anni di incontri con importanti artisti, accademici delle belle arti coreani, giapponesi e cinesi nelle tante mostre cui ho partecipato in estremo oriente, ho pensato di esporre le loro opere in un sito, questo per diffondere il più possibile l'idea della calligrafia come arte dell'eccellenza, allontanando quella che la associa al tatuaggio e alle pergamene da attaccare alle pareti” puntualizza Paola. 

Accanto ai sette artisti italiani e ai diciannove maestri orientali che compongono il team della galleria, dunque, Paola Billi ha trovato la propria dimensione lavorativa e di ricerca, ma non solo; anche il modo per applicare alla sua vita l'estremo significato dell'arte della calligrafia. In lei, infatti, oriente e occidente hanno trovato l'equilibrio perfetto, come il bianco della carta e il nero dell'inchiostro: opposti, ma indispensabili l'uno all'altro per determinare se stessi.


(pubblicato su "Il Nuovo Corriere di Firenze" del 19 febbraio 2011, pag. 21)

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